E’ estate, e come tutte le estati la trascorro nella mia casa al mare a Cropani Marina. Ma, differentemente da tutti gli anni precedenti, mi posso dedicare a un paio di gite lungo le Ferrovie della Calabria. Comunico ben presto ai miei che mi dirigo a Soveria Mannelli e Rogliano; fra la rassegnazione di mia madre e lo sgomento della mia vicina calabrese parto alla volta di Catanzaro Lido.
Il ramo catanzarese: dalla costa alla montagna
La ferrovia partirebbe dalla zona costiera della città a pochi passi dalla stazione FS. Ma ormai da anni la linea è chiusa per lavori che dovrebbero regalare a Catanzaro un vero servizio suburbano ferroviario. Fatto sta che al momento bisogna prendere un bus sostitutivo fino alla stazione di Catanzaro Città. Da questo momento in poi si può procedere con il treno fino al centro urbano più grande della Sila Piccola: Soveria Mannelli.
La stazione è posta vicino al deposito-officina che pullula di treni di diverse epoche, rigorosamente abbandonati fuori dal deposito con le porte aperte. In partenza c’è uno dei moderni treni svizzeri: questi convogli sono molto piacevoli anche per via dei grandi finestrini, anche se purtroppo si portano dietro quella asetticità tipica dei convogli più moderni, il che smorza un po’ l’esperienza di viaggio.
Partiamo, complice il periodo estivo a bordo non c’è quasi nessuno. Velocemente lasciamo la città e davanti a noi si apre la pre-Sila: la fascia collinare che precede le montagne. In estate tutto si colora di giallo a causa dell’erba che si secca per la calura estiva. L’unico sprazzo di verde è dato dai secolari uliveti il cui olio è veramente strepitoso, mio prozio lo produce, da leccarsi i baffi! Proseguiamo a mezzacosta, le colline diventano sempre più alte fino al paesino di Gimigliano, che preannuncia il nostro ingresso nei boschi della Sila.
La Sila non è nient’altro che una propaggine dell’Appenino all’interno della penisola calabrese. Il paesaggio silano contrasta con l’immaginario che tutti hanno del Sud Italia: si tratta di un altipiano a circa 1000 m.s.l.m., caratterizzato da una distesa infinita di boschi verdissimi di latifoglie, dove ogni tanto sorge qualche paesino con alcuni pascoli per gli animali e campi della celebre patata silana.

Entriamo nella valle del fiume Corace. Lambiamo il santuario della Madonna del Porto. Il giorno di pentecoste qui ha sede un’importante festa religiosa. In questa occasione Ferrovie della Calabria organizza treni speciali, lunghi ben tre o quattro vetture, un unicum da queste parti dove si vedono solo treni “monovagone” come li chiamavo io da piccino.
Proseguiamo il nostro viaggio, durante il percorso si incrociano numerosi sentieri un tempo usati dai pastori e oggi ormai totalmente in disuso; si riesce a cogliere la loro presenza solo grazie alle croci di Sant’Andrea. Ogni volta il treno deve fermarsi, controllare che nessuno attraversi e ripartire: una vera seccatura! Per fortuna con i lavori di ammodernamento questo problema sarà risolto una volta per tutte. Arrivati a Decollatura ci siamo ormai lasciati alle spalle la valle del Corace e siamo circondati da pascoli e campi, segno del fatto che ormai la salita è finita e a breve saremmo arrivati al nostro capolinea: Soveria Mannelli.
Al capolinea, in stazione, sono l’unico viaggiatore. A farmi compagnia ci sono il macchinista e il capotreno del convoglio sul quale sono arrivato, a cui si aggiunge il capostazione: più ferrovieri che viaggiatori! Abbandonate in un angolo ci sono delle tabelle di partenza, la tentazione di rubarle è forte, ma devo resistere: sarebbe totalmente antisgamo visto il ridicolo numero di viaggiatori presenti.

Il ramo cosentino: una salita nel cuore verde della Calabria
Qualche giorno dopo decido di avventurarmi verso la parte cosentina. Raggiungere Cosenza non è facile, in Calabria lo spazio-tempo è dilatato e quindi le tempistiche sono quasi estreme. Ci vogliono circa due ore a raggiungere il capoluogo. La stazione di Cosenza è un (eccessivamente) grande hub posto in periferia: conta ben 12 binari, 6 lato FS e 6 lato Ferrovie della Calabria, da cui parte solamente il piccolo treno in direzione Rogliano. Uno spettacolo quanto mai bizzarro, frutto di uno stato che non è mai riuscito a trovare un modo adeguato per sviluppare il mezzogiorno d’Italia.
Dopo dieci minuti il treno entra in stazione, dinanzi a noi c’è un’automotrice M2 costruita dalla Breda dal 1966, ad oggi purtroppo non più in servizio. Forse in futuro alcune potranno essere destinate a viaggi turistici. Le linee bombate in voga all’epoca contrastano con le forme squadrate delle più recenti automotrici M4, entrate in servizio negli anni ’80. Come da prassi qui i treni sono delle lavagne ambulanti, chissà da quanto tempo non vedono dell’acqua. Le porte della cabina sono marce e quindi non è più possibile richiuderle, un’ ottima scusa per appostarsi giusto fuori la porta e vedere i macchinisti guidare il treno. Mi sa che dopo un ora non mi sopportavano più!

Una volta superata la città di Cosenza inizia la salita seguendo la valle del fiume Crati che ci porterà da 240 a 660 m.s.l.m. Proseguiamo a mezzacosta con una serie di viadotti, curve molto strette e gallerie. Si sente come ormai l’antico motore faccia fatica a risalire questa pendenza che arriva a sfiorare il 3,5%. Ma la salita significa che stiamo entrando nella Sila, anche in questo caso gli uliveti della valle del Crati lasciano posto ai boschi. Un po’ di fresco non fa mai male: in Sila, ad Agosto, la temperatura può arrivare anche a 10 gradi!
Nelle piccole stazioni lungo la linea il passaggio del treno è annunciato da alcune lavagne che segnano gli orari del transito: peccato che siano totalmente inutilizzabili visto che non le aggiornano mai. Una riporta la data del 28 febbraio (siamo in agosto), un’ altra invece riporta la data odierna ma non segna nessun treno in transito, strano visto che sono a bordo di un convoglio!

Raggiungiamo la città di Rogliano, decido di fermarmi un’ora nel piccolo paese, così da provare al ritorno l’automotrice M4, anch’essa in servizio quel giorno. Bevo la Moka Drink, bibita al caffè cosentina che fa il paio con la catanzarese Brasilena, forse un po’ meno dolce rispetto alla sua controparte che, ovviamente, preferisco viste le mie origini.
ATTENZIONE: a gennaio 2025 risulta aperto solo il tratto tra Cosenza e Rogliano. La restante parte di linea è chiusa per ammodernamento sino a data da destinarsi. È comunque prevista la riapertura dell’intera linea Cosenza – Catanzaro senza interruzioni.

Informazioni Utili
Ferrovie della Calabria – linea Cosenza Catanzaro
Tratta:
- Da Catanzaro a Soveria Mannelli, Calabria.
- Da Cosenza a Rogliano, Calabria.
Durata del viaggio:
- Catanzaro – Soveria Mannelli: 1h 12 in ciascuna direzione
- Cosenza – Rogliano: 43 minuti in ciascuna direzione
Periodo di servizio: tutto l’anno.
Vettore e tipo di treno: treno regionale di Ferrovie della Calabria (FdC).
Tariffe
- Catanzaro – Soveria Mannelli: € 3.00 corsa singola.
- Cosenza – Rogliano: € 2.40 corsa singola.
Info e biglietti: canali ufficiali Ferrovie della Calabria (FdC), sito ferroviedellacalabria.it e biglietterie. Nessuna prenotazione richiesta. Biglietti in vendita solo presso le biglietterie, rivendite autorizzate e tramite app myCicero.
Trasporto biciclette: non consentito. Per maggiori informazioni consultare le condizioni di trasporto.
Accessibilità PRM: generalmente accessibili, prima del viaggio è necessario prenotare l’apposito servizio. Per assistenza e informazioni, consultare questa pagina.
Cosa vedere: Santuario della madonna del Porto, Sila Piccola, Lanificio Leo, centro storico di Cosenza.
Una risposta su “Ferrovie della Calabria: da Catanzaro a Cosenza risalendo la Sila”
Prendo spunto per una gita fuori porta. Grazie per i dettagli!