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Ferrovia Roma-Viterbo, il treno della Tuscia

Un viaggio all’antica fra paesaggi agresti e tecnologie d’anteguerra, da affrontare con pazienza e filosofia: è la ferrovia Roma-Viterbo

Linea percorsa a febbraio 2024.

Un viaggio sulla mitica ferrovia “Roma Nord” ha il sapore dell’avventura, un connubio di paesaggi affascinanti e autolesionismo spinto. 102 chilometri, dalla stazione romana di Piazzale Flaminio al centro di Viterbo, divisi in tre tratte: percorso urbano fino a Montebello, extraurbano Montebello – Catalano e infine Catalano – Viterbo. Le tre tratte non sono – ovviamente – in coincidenza fra loro: da alcuni anni nessun treno diretto percorre più la linea, con l’obbligo quindi di cambiare treno a Catalano. I tempi di percorrenza variano perciò fra le tre e le quattro ore: non ci stupisce che questa linea sia fra le più odiate d’Italia, specie dai numerosi pendolari che – a differenza nostra – se ne devono servire quotidianamente per necessità.

Vedi Flaminio e poi muori

Ma veniamo a noi: di buon mattino ci rechiamo con la Metro A a Piazzale Flaminio; la stazione di partenza è un elegante edificio del 1932 in stile razionalista, con un’insegna in lettere blu che recita “Ferrovia Roma-Viterbo”. Dal pianterreno del palazzo si entra in una galleria scavata nella collina retrostante, dove si trovano i binari. Si tratta di un androne cupo e spoglio, illuminato solo dai neon bianchi; le uniche decorazioni sono la solenne statua di Ernesto Besenzanica, progettista della linea, e una Madonnina posta al termine del marciapiede, fra i segnali di partenza dei treni.

ferrovia roma-viterbo
La stazione di Piazzale Flaminio a Roma.

Il treno a cui puntavamo è stato cancellato, poco male: sulla tratta urbana i treni sono molto frequenti, ogni 20 minuti. Il nostro treno è un simil-metropolitano anni ’80 orribilmente coperto di graffiti, che si mette in moto chiudendo le porte fragorosamente. Il tratto urbano della Capitale scorre via rapidamente, con fermate ravvicinate a servizio dei vari quartieri di Roma Nord. In poco tempo la linea esce allo scoperto e arriva a Montebello, capolinea del servizio urbano.

Qui termina la validità del biglietto urbano in nostro possesso, ci dirigiamo in tabaccheria per acquistarne un altro necessario per proseguire. Perlomeno ci proviamo, ma alla nostra richiesta di un biglietto ferroviario per Viterbo ci rispondono: “Ragazzi, ma prendete il bus”. Ribattiamo: “Ma no, siamo qui per prendere il treno”. La (s)fiducia dei romani per la loro ferrovia è tangibile. Riusciamo comunque a conquistare il nostro trofeo (fidatevi, non è un’iperbole), ma solo fino a Catalano: hanno scoperto proprio di fronte a noi che non potevano vendercelo per destinazioni più lontane.

I binari di Flaminio non vedono mai la luce del sole. In fondo al marciapiede, “Nostra Signora dei Segnali Ferroviari“.

Serpeggiando per la Tuscia

Partiamo sul treno extraurbano, secondo della giornata, del tutto simile al precedente anche in termini di sporcizia e nell’aspetto dimesso. Il paesaggio si fa rapidamente agricolo, con ampi prati adibiti a pascolo costeggiati qua e là da pini marittimi: non sembra nemmeno di trovarsi appena fuori da una Capitale.

Le stazioni sono dei piccoli spaccati di ferrovia degli anni Trenta, rimasti incredibilmente immutati sino al 2024: il capostazione, presente in quasi tutte le fermate, consente l’ingresso dei treni azionando manualmente con grosse leve i segnali di protezione della stazione, del tipo “ad ala semaforica”. Questi sono ben diversi dai normali segnali luminosi a cui siamo abituati: consistono in un braccio che disposto orizzontalmente intima l’arresto, mentre inclinato verso il basso indica “via libera”. La circolazione è ancora regolata con il blocco telefonico, ovvero, in parole semplici, i capistazione si telefonano a vicenda prima di fischiare la partenza di un treno, per assicurarsi che nessun altro convoglio stia occupando la tratta da percorrere: un sistema tanto semplice quanto rischioso in caso di errore umano. Insomma, il livello di tecnologia è quello che è: da appassionati, ci limitiamo ad assaporare questi gesti prima che la tanto agognata modernizzazione li cancellerà per sempre: a breve infatti la ferrovia verrà dotata di tecnologie ben più moderne, simili a quelle presenti sull’alta velocità, un bel passo avanti!

Dopo Sant’Oreste si apre davanti a noi la vista del Monte Soratte, decantato dal poeta latino Orazio. Il paesaggio è ora completamente aperto, con pascoli verdissimi a perdita d’occhio.

Ammira la vetta bianca del monte
Soratte, i rami stanchi di tenére
quel mantello candido ed elegante
e i fiumi ghiacciati dalle bufere.

Orazio, Odi

Subito dopo Civita Castellana giungiamo a Catalano, principale fermata intermedia. Termine corsa: il treno per Viterbo è fra un’ora. O meglio, una volta i due treni erano in coincidenza fra loro, ma è stato deciso di anticipare la partenza per Viterbo delle 11.20, che è anche l’ora del nostro arrivo da Roma, alle 11.15, rendendo l’attesa inevitabile. Approfittiamo quindi del mercato per pranzare con un panino con la porchetta.

Il Monte Soratte si staglia solitario sulla campagna lasciata a pascolo.

Nocciole e borghi storici

Rientrati in stazione, scopriamo con (neanche troppa) sorpresa che acquistare un biglietto per Viterbo è praticamente impossibile. Non c’è biglietteria, nessun tabaccaio li vende, e non è previsto l’acquisto a bordo. La rassegnazione della capotreno, costretta a farci salire senza biglietto, la dice lunga sulle inefficienze gestionali di questa bistrattata ferrovia.

Lo scenario della Tuscia viterbese.

Il terzo ed ultimo treno della ferrovia Roma-Viterbo percorre la tratta più panoramica: il paesaggio oltre Catalano cambia nuovamente ed è ora dominato da distese di noccioleti che ricoprono interamente i versanti delle colline, ora più rocciosi, con i monti all’orizzonte leggermente velati dalla foschia. A volte le stazioni sono assai distanti dai centri abitati, cosa che conferisce un senso di pace e tranquillità rotto solo dal transito del convoglio. Che, fra scossoni e stridore di ferro, descrive strette curve intorno alle alture su cui sorgono i borghi storici di questo angolo di Tuscia.

A Vignanello c’è un po’ di movimento: ripartiamo solo dopo aver incrociato il treno discendente, con il solito rito di scambi e segnali girati a mano. L’ascesa è costante e sempre più evidente: a Soriano nel Cimino il binario cinge letteralmente il paesello, incuneandosi fra le case e offrendo due diverse viste sul medievale castello Orsini. Se avete presente la classica raffigurazione del borgo italiano da cartolina, Soriano la incarna abbastanza fedelmente.

ferrovia roma-viterbo
Soriano nel Cimino con il suo castello.

Pittoresco è anche l’attraversamento di Bagnaia, culmine della linea a 450 m.s.l.m.: superato il maestoso viadotto ad archi, il treno subito si infila in una galleria, incastonata fra le case abbarbicate sulla roccia. E’ l’ultima stazione intermedia, in pochi minuti siamo a Viterbo. Sono le 14.30, quindi abbiamo impiegato olte quattro ore per percorrere un centinaio di chilometri. Ci consoliamo godendoci un gelato nel centro storico, in festa per il Carnevale: con gli zaini in spalla, fra le persone in maschera, siamo veramente dei forestieri!

Informazioni Utili

Ferrovia Roma – Viterbo o “Roma Nord”

ATTENZIONE: dal 21 giugno 2025 la linea è interrotta tra Montebello e Morlupo per lavori di raddoppio. Nel biennio 2025-26 si prevedono ulteriori chiusure parziali per ammodernamento della linea. Consultare i canali ufficiali (sotto riportati) per eventuali variazioni al servizio.

Tratta: Roma (Piazzale Flaminio) – Viterbo.

Durata del viaggio: 3-4 ore in ciascuna direzione, a seconda della combinazione di treni scelta.

Periodo di servizio: tutto l’anno.

Vettore e tipo di treno: treni urbani ed extraurbani COTRAL.

Tariffe: € 5.70 in ciascuna direzione.

Info e biglietti: canali ufficiali COTRAL, cotralspa.it. Il quadro orario completo è disponibile anche sul sito del gestore dell’infrastruttura ASTRAL, infomobilità.astralspa.it. Biglietti disponibili nelle stazioni dotate di biglietteria e rivendite autorizzate, diversamente… beh, si viaggia a scrocco con l’avallo del capotreno.

Trasporto biciclette: consentito con restrizioni. Per maggiori dettagli consultare le condizioni di trasporto.

Accessibilità PRM: i treni non sono facilmente accessibili a PRM, ma l’assistenza è disponibile secondo le condizioni di trasporto.

Cosa vedere: Centro storico di Viterbo, castello Orsini di Soriano nel Cimino, Civita Castellana.

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